Alunno dimentica lo zainetto, a confronto la lettura di una studentessa e di una docente

DiGianfranco

27 Febbraio 2023

Alunno dimentica lo zainetto. Un fatto interpretatato da una studentessa inesperta d’aula e da un insegnante.

Alunno dimentica lo zainetto. La vicenda

Alunno dimentica lo zainetto sulla panchina della fermata del bus pubblico. Il fatto avviene durante una visita d’istruzione ( impropriamente chiamata gita scolastica). Quando il bambino  si accorge di non averlo con sé, chiede insistentemente alle insegnanti di recuperarlo. Non ottenendo la risposta voluta, l’alunno si metet a piangere. Le insegnanti lo rimproverano davanti ai compagni e ai passeggeri del pullman. Lo zainetto è recuperato grazie alla chiamata di una ragazza che coinvolge i dipendenti di un bar vicino alla fermata.

La lettura di una studentessa

Sul pullman era presente una studentessa che priva di ogni esperienza scolastica come docente sentenzia: “ma se i bambini, già da questa giovane età, trovano delle figure che anziché insegnare la calma e il rispetto reciproco, insegnano la rabbia e il menefreghismo… come proseguiranno il rapporto con il sistema scolastico? E se anche i sacrifici e gli investimenti dei genitori nell’educazione per il futuro dei figli vengono abbandonati su una panchina, chi li spronerà a investire ancora nel loro futuro?
E se l’epilogo fosse stato diverso? Per il menefreghismo e collera di un’insegnante che si è rifiutata di fare una telefonata, che delusione avrebbe portato a casa un bambino di soli 11 anni?

La riflessione di una docente

Occorre ringraziare una docente che professionalmente risponde alla studentessa inesperta d’aula. La sua replica è constantemente supportata dalla normativa scolastica e dalla prassi richiesta, quando si decide portare in visita d’istruzione o al camposcuola un gruppo-classe. Innanzitutto l’insegnante pone due questioni: la difficoltà di gestione di una classe che nel caso specifico e costituita da più di 15 alunni. Si arriva a questa conclusione, in quanto sono presenti due insegnanti-accompagnatori. La normativa, infatti stabilisce che per le uscite occorre rispettare il rapporto 1 su 15.
A questo l’insegnante aggiunge che l’iPad probabilmente non era previsto tra le cose da portare. Quindi, la responsabilità della sua presenza ricade unicamente sul ragazzo che ovviamente deve assumersi le conseguenze della sua distrazione.
Magistrale la conclusione dell’insegnante:”La disobbedienza può rientrare pedagogicamente nei diritti dei bambini: il diritto di sbagliare. Tutti i bambini hanno questo diritto e tutte le maestre dicono che solo sbagliando si impara. Eppure la maestra dovrebbe consolare le lacrime del bambino e comprensiva dovrebbe, secondo la studentessa, confortare e perché no magari anche rimediare sostituendosi al bambino, fermare la corsa pubblica di un autobus (e perché no anche il mondo!) per permettere a quel bambino di non piangere. Piangere fa parte della vita. La disperazione e la perdita sono apprendimenti. Una buona maestra lascia che un bambino pianga proprio perché il pianto è un’emozione come tutte le altre”.
Ottima risposta! Ormai molti si improvvisano docenti, insegnando ad essi come comportarsi, partendo da un deleterio puerocentrismo che non aiuta a crescere e a relazionarsi con la complessità della vita.