Contratto economico, le integrazioni non superano le regole

DiGianfranco

15 Ottobre 2022

Contratto economico, arrivano altre risorse per gonfiare gli adeguamenti. Sono però dei distrattori. Non modificano le regole della contrattazione

Contratto economico, arrivano alcune integrazioni

Contratto economico. Fino a qualche settimana fa, l’adeguamento medio lordo era 102 €. Come scrivevo qualche giorno fa era difficile aumentare la cifra. Il Governo Draghi, in carica ormai solo formalmente, è venuto in soccorso al sindacato. Per il contratto “ha girato” 300 milioni.  R. Palermo ha rivelato il trucco contabile per permettere al sindacato di uscire dall’angolo. “Con la decisione di queste ore si è semplicemente decisa una diversa allocazione di soldi che erano già nella disponibilità del comparto, spostando 300 (o 340) milioni di euro dalla contrattazione di istituto al contratto nazionale”
Un ulteriore soccorso al sindacato arriva anche dall’inserimento nel contratto economico dei vantaggi derivanti dal cuneo fiscale. Corettamente, però il segretario della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile fa notare: ” I benefici della riduzione della differenza tra lo stipendio lordo e quello netto – è questo il cuneo fiscale – è un obiettivo che va perseguito con fermezza ma che –  riguarda tutto il mondo del lavoro dipendente. Sommarlo alle risorse del rinnovo del contratto del comparto istruzione e ricerca è scorretto politicamente e tecnicamente. Creare confusione proprio mentre la trattativa sta per entrare in una fase delicata è fuorviante e lede profondamente la dignità del personale della scuola che  è l’ultimo dei comparti pubblici a non aver ancora rinnovato il contratto di lavoro scaduto dal dicembre scorso“.

I benefici non modificano lo sfondo del Decreto 29/93

A questo aggiungo che le cifre aggiuntive, mantengono la loro natura di risorse esterne e legate a particolari situazioni. Non intaccano, in altri termini, le regole contrattuali. Queste sono state stabilite dal lontano D. Lvo 29/93, solo formalmente abrogato dall’eguale disposto 165/01 (art. 73). In sintesi, i contratti non possono prevedere aumenti, ma solo adeguamenti al tasso di inflazione programmata.
Pertanto, per il prossimo contratto 2022-24 (le trattative dovevano essere già partite da qualche mese), occorrerà ripetere l’operazione di reperimento di risorse aggiuntive. L’esito  non è garantito. Nessuno può ipotizzare il futuro anche prossimo, divenuto estremamente fluido.
L’unica soluzione resta il superamento della gabbia del D.Lvo 29/93, ma questo comporterà le rivendicazioni a cascate degli altri comparti del pubblico impiego. Soluzione che le attuali finanze pubbliche non possono permettersi.