I nostri ragazzi. Condizionati dall’ansia da prestazione. Una testimonianza

DiGianfranco

15 Febbraio 2023

I nostri ragazzi. spesso formati alla cultura della prestazione. Una testimonianza diretta che presenta tutte le problematiche.

I nostri ragazzi, generazione Z

I nostri giovani, meravigliosi, ma fragili perché si trovano a vivere un’età dove la loro personalità (i fondamentali) è un processo ancora fragile. Essi appartengono alla generazione Z . Sono i nativi digitali (M. Prensky 2001). Il profilo non li rende naturalmente competenti nell’uso dei diversi dispositivi, favorendo l’acquisizione di una competenza più complessa definita saggezza digitale (M. Prensky 2011) Comunque sono immersi in una realtà virtuale e aumentata che offre loro maggiori conoscenze, opportunità di condivisioni. Essi disdegnano i tradizionali strumenti di informazione (stampa, tv). La loro piazza (agorà) è il web e in particolare i social. Sono multitasking, interessati al successo personale e amano viaggiare. Questi i tratti comuni della generazione Z. Chi è interessato ad approfondire questo pianeta suggerisco il voluminoso lavoro di E. Guarnacchia (Generazione Z), consapevole però che questa generazione non è l’ultima. Infatti, chi tratta con bambini o preadolescenti ha di fronte la generazione Alpha con caratteristiche un pò diverse.

L’ansia da prestazione

Comunque qui ci interessa riflettere sui rischi fisici e mentali che la generazione Z corre e prodotti  dall’ansia da prestazione
I nostri ragazzi sono nati in un contesto che ha fatto dell’ottimizzazione e dell’efficienza i nuovi paradigmi. Contestualmente sono tramontate le grandi narrazioni (cristianesimo e marxismo) che proponevano valori sociali. Si rifacevano all’idea di comunità ipotizzata da Aristotile (l’uomo è un animale sociale).
Questo ha comportato una caduta verticale dell’uomo che si è ritrovato senza punti di riferimento, se non se stesso. Da qui l’individualismo che rimanda a un ego espanso o ipertrofico che deve continuamente promuoversi attraverso selfie, post, avatar, profili adeguati all’occorrenza per piacere e colpire (G. Lipovetsky). F. Chicchi e A. Simone hanno definito quest’ esposizione il marketing della soggettività (La società della prestazione)
Ovviamente dagli effetti di questo scenario prestazionale o della prestazione, il ragazzo non può ritenersi protetto. Continuamente gli viene richiesto di essere all’altezza, di essere il migliore negli studi nell’attività sportiva o ricreativa… Gradualmente il suo profilo personale s’identifica con la prestazione.

Gli effetti sono preoccupanti

Qualche tempo fa, il settimanale Tpi (The Post Internazionale) ha pubblicato un interessante  approfondimento (Schiacciati dal successo 3 dicembre 2021). Venivano illustrati gli effetti dell’ ansia da prestazione. Si parla di un aumento di tentati suicidio o di decisioni che hanno effetti drammatici sulla propria vita, di ricorso agli psichiatri, di attacchi di panico…
Toccante la testimonianza diretta di E. Ruzzon (studentessa) riportata da La Stampa ( Il peso del merito 15 febbraio 2023). ” Sentiamo il peso di aspettative asfissianti che non tengono in considerazione il bisogno uman o di procedere con i propri tempi, nei propri modi… Ci viene insegnato che fermarsi significa deludere delle aspettative sociali e spesso famigliari. Fermarsi vuo dire rimanere indietro. Ma quand’è che studiare è diventata una gara…