Il Web, il suo lato oscuro che uccide

DiGianfranco

18 Febbraio 2023

Il Web, il lato dark che porta al suicidio. La conferma che la connessione coinvolge le emozioni. Quando avviene le conseguenze sono sempre drammatiche.

Il Web, il lato Dark che dovrebbe inquietare

Il Web. La realtà virtuale non è tanto diversa da quella reale. Coesistono opportunità e discese verso l’oscurità dell’animo umano. Nell’online avviene un trasferimento dell’io reale. L’unica differenza è l’assenza del corpo fisico. E’ assente la sua prossimità, non però le emozioni suscitate dalle parole, dal tono della voce  dalla mimica facciale… Interessante il lavoro di E. Dhawan “Il linguaggio del corpo digitale”  Il lavoro è finalizzato a definire i nuovi criteri di  una comunicazione senza il corpo, che susciti  emozioni, molto vicine a quelle prodotte nella vita reale.
Purtroppo i nostri ragazzi, non sempre  abitano positivamente il Web. In alcuni casi sono vittime, in altri invece sono bulli o qualcosa del genere.
Sono poco consapevoli della pesantezza delle parole. Vivono in un contesto che ha scelto la superficie, rispetto alla profondità e la vetrinizzazione (G. Lipovetsky) dell’io ipertrofico, narcisista e autistico. Ne consegue un contesto bullizzato, prodotto anche dall’esaltazione della prestazione o dall’adeguamento a determinati canoni di comportamento. In questo contesto la parola può uccidere.
Nel 2013 C. Picchio decise di farla finita , perché nel Web girava un video ipervisualizzato di un presunto stupro subito. Prima di compiere il gesto estremo scrisse: “Le parole fanno più male delle botte“. La sua professoressa di musica (E. Ferrara), nel 2013 divenuta Senatrice della Repubblica ha fatto approvare la legge al contrasto del fenomeno del cyberbullismo (L.71/17)

Alice Schembri una vittima dell’idiozia digitale dei ragazzi

La stessa tragedia vissuta da C. Picchio è stata sperimentata da tanti altri coetanei. Non tutti fortunatamente hanno deciso di mettere fine alla loro vita. In ogni caso però le graffiature, le lacerazioni fisiche o mentali sono il destino che accomuna tutti i malcapitati protagonisti.
La vicenda di Alice Schembri è stata riportata nell’alveo dell’attualità da “La Repubblica“. In sintesi, nel 2015 la ragazza aveva quindici anni e purtroppo venne violentata da quattro ragazzi. Essi producono un video condiviso nel Web. La pressione psicologica ha portato la giovane al suicidio (18 maggio 2017) preceduto da “Non voglio“, “Non posso“, “Mi uccido“, “Mi sento male“. Nel 2018 l’inchiesta è archiviata per un cavillo giuridico. Fortunatamente il tutto riparte perché i pm entrano in possesso del video.
Drammatiche le parole della giovane  riportate dal quotidiano romano: “Nessuno di voi, sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte. Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando. Non sono una persona che molla, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così