La scuola ingrippata, “Fiaccole non vasi” (Rubettino, 2023). Un lavoro a più mani che colpisce al cuore. Una novità dopo il tanto freddo degli inesperti d’aula. Le possibili soluzioni
La scuola ingrippata, un’analisi senza remore
La scuola ingrippata, Il lavoro edito da Rubettino (2023) va dritto al cuore, mettendo a nudo le fragilità di un sistema che non riesce più a incontrare i ragazzi. Risultato: la scuola è un disastro! Da tempo ormai genera solo un “Rigido nozionismo, competitività tra studenti, livelli di ansia scolastica tra i più alti al mondo, incapacità di generare passioni e interessi…” Inevitabile la deriva, quando si arriva ad assolutizzare l’ente (il ragazzo-oggetto da riempire), rimuovendo dal suo orizzonte la progettualità e il piano inclinato verso il futuro.
Quanta distanza con le pubblicazioni di teorici e politici che leggono la scuola attraverso ricerche, percentuali o fredde considerazioni. Nei loro approcci dimenticano che il cuore del sistema della scuola è l’aula frequentata da persone. Solo queste danno un senso al sistema. Scrive Annamaria Berenzi”Educare è veder nascere e crescere, Chi non l’ha mai provato difficilmente può immaginare la bellezza del sentirsi parte attiva di questo sorprendente processo. Per quanto mi riguarda è sempre stato immenso il piacere di leggere negli occhi9 dello studente la scoperta del capire…”
La pubblicazione è scritta a più mani. E’ prevalente la componente docente delle scuole superiori(Annamaria Berenzi, Lorella Carimali, Alessandro De Concini…). Non comprensbile l’assenza di docenti di scuola primaria e dell’infanzia, ultimi baluardi di un profilo emotivo che incontra l’esperienza e gradualmente i percorsi formali che l’essere umano ha sviluppato.
Un possibile modello per uscire dalla crisi
Occorre rimettere in circolo la passione, divenuta un apolide nel sistema scolastico. Per conseguire l’obiettivo occorre una scuola su misura per ogni ragazzo, dove prevale la fiaccola e non il vaso. “Non atomi massificati ma menti in formazione delle cui peculiarità, anche a causa dell’irrisoltà criticità delle classi pollaio, troppo spesso la scuola non tiene conto”
Il lavoro indica negli insegnanti le sole persone in grado di passare alla pars construens. La politica e gli inesperti d’aula, però sono disposti a lasciare il palcoscenico “a chi di istruzione se ne intende, la vive quotidianamente“?