La tirannia del selfie, il fotoritocco compulsivo dei ragazzi

DiGianfranco

25 Febbraio 2023

La tirannia del selfie. L’obiettivo è costruire un’identità che piace e colpisce (G. Lipovetsky)

La tirannia del selfie

La tirannia del selfie. I nostri ragazzi, e non solo, ne sono dentro. Spesso in modo inconsapevole. Inevitabile e quasi impossibile restarne fuori in un contesto fortemente narcisista che impone un profilo standardizzato e preso a prestito dal circo dell’intrattenimento. A tal proposito interessante la sequenza di un titolo di un lavoro di G. Riva che trattando il selfie, premette il narcisismo all’identità, confermando che quest’ultima deve essere coerente con l’idealtipo della società postmoderna, condizionata dalla vetrinizzazione dell’io (G. Lipovetsky), finalizzata al  piacere e colpire (G. Lipovetsky).
Con l’esperienza del selfie il corpo adolescenziale è percepito, sentito, attraverso lo sguardo degli altri. Scrive  G. Stanghellini in “Selfie” “In realtà esiste un’ulteriore modalità ovvero il sentire il nostro corpo quando è oggetto dello sguardo altrui, essa è molto simile alla cinestesi ma se ne discosta perché questo sentire non è autonomo e immediato ma dipendente dallo sguardo dell’altro, quindi solo quando mi sento guardato dall’altro riesco a sentirmi…C’è il ricorso ad una “protesi ottica del sé” che diviene la chiave di lettura della condizione psicopatologica che chiamiamo anoressia mentale e di quella pratica epidemica che consiste nel farsi un ritratto da inviare a chi è lontano per sentirsi presenti nel posto in cui si è“.

Depressione da selfie

Il bisogno di eliminare le imperfezioni dal proprio corpo, costringe i nostri ragazzi a usare un programma di fotoritocco per adeguare il Sè visto e percepito ai canoni esasperati dell’estetica, espressioni della società della performance. Questa ricerca della perfezione può favorire ansia e depressione. La conferma proviene da una ricerca (Saisface) dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Al momento il campione non è molto significativo. Comunque spiega C. Brombin (coordinatrice della ricerca): “Nel campione che abbiamo analizzato il 10,8% mostrava criticità per ansia e depressione. Il 3.3 aveva un comportamento problematico e ‘1,7% a rischio in termini di controllo dell’immagine corporea nelle foto scattate e selezionate“. Il quotidiano La Stampa ( venerdì 24 febbraio) ha proposto al riguardo un’articolo. Si legge, aggiungendo altri particolari: “Quasi la metà dei partecipanti dichiara di di modificare gli autoscatti prima di pubblicarli, il 36,8 prima di raggiungere un’immagine che ritiene degna di essere pubblicata impiega dai 2 ai 5 scatti pr trovare quello giusto