Matteo Renzi è il nuovo segretario del Pd. Cambia qualcosa per la scuola?  Non direi. Come è mio solito, preferisco andare a leggere le carte, piuttosto che lasciarmi abbagliare dalle luci del palco (= dichiarazioni, il giovalinismo identificato con il nuovo, il meglio…). Bene, cosa ho trovato nel programma di Renzi? Solo una serie  di belle intenzioni che rimandano, però al vuoto, al nulla – interessante la caricatura di Crozza su Renzi. Ma andiamo a “spulciare” le carte”. Si parla di “forte investimento sulla scuola, sulla formazione e e sull’incentivazione degli insegnanti…”. E ancora ”  una formazione in servizio per gli insegnanti obbligatoria e certificata, i cui esiti devono contribuire alla valutazione dei docenti e alle progressioni di carriera”. Che dire? Belle parole, tanti   copia/incolla presi dai libri di pedagogia. Prevenuto? Non credo. Realista? Si, in quanto manca la copertura economica di queste operazioni. Renzi diventerà credibile se dichiarerà senza incertezze con quali coperture economiche realizzerà questi obiettivi. Vorrei ricordare da “umile” docente di scuola primaria che il nostro Parlamento è fortemente condizionato nelle decisioni finanziarie dai seguenti  limiti e  impegni :
1) ogni anno dobbiamo pagare 80-90 miliardi di interessi sul debito pubblico;
2) il debito pubblico continua ad aumentare e quindi anche i suoi interessi;
3) il Parlamento ha messo in Costituzione ” il pareggio di bilancio”;
4) le Camere hanno votato il fiscal compact. In altre parole, il nostro Paese si è impegnato nei prossimi vent’anni a dimezzare in percentuale il suo debito -dall’attuale 127% al 60%. E questo in soldoni significa 50 miliardi di € di sacrifici ogni anno.
Quindi quali sono gli spazi di manovra della “rivoluzione scolastica di Renzi”? Ridotti solo ai risparmi ottenuti nel proprio comparto – Direttiva Saccomani-, come da me scritto nel mio blog qualche mese fa https://maestroscialpi.altervista.org/?page_id=558. Del resto anche il Ministro Carrozza ha dovuto rimangiarsi alcune promesse elettorali – ritorno dei moduli e del tempo pieno con le compresenze nella scuola primaria – e l’annnucio dell’aumento del FIS. Concretamente questo vorrà dire: abolizione degli scatti di anzianità, del Mof – Miglioramento dell’Offerta Formativa –  e superamento del regime di contrattuale nazionale. I risparmi andranno a finanziare l’impegno “meritevole” di una parte dei docenti. Del resto queste sono le intenzioni del Ministro Carrozza. Questa prospettiva però non sarebbe del tutto “catastrofica”. Mi spiego. La  “Caporetto” sarebbe la diversa destinazione extracompartimentale dei risparmi, come è accaduto con il 30% promessi dalla  Gelmini  per il merito e poi scomparsi. Staremo a vedere.