In questi giorni la strategia degli annunci, iniziata con l’On. Giannini ha un nuovo protagonista: Il sottosegretario Reggi.  La sua intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica” conferma la direzione della riforma scolastica, più volte annunciata dal Ministro dell’Istruzione. In sintesi:  + impegno a scuola + riconoscimento  economico fino al 30% dello stipendio. Ovviamente la proposta ha subito catalizzato l’attenzione degli operatori scolastici, dividendoli tra oppositori e sostenitori. I primi sembrano essere tanti , soprattutto sui Social Network, blog e siti. I secondi, invece danno  l’impressione di essere una piccola minoranza. Forse mi sbaglio, ma ho la sensazione che  le cose stiano diversamente. Staremo a vedere. Il punto però è un altro. Le proteste di chi si oppone al piano per la scuola, possono essere percepite  dall’opinione pubblica e non, come una strategia per difendere lo “status quo”  o alcuni “privilegi contrattuali” come l’ orario ridotto o la scarsa tracciabilità dell’impegno nel preparare le lezioni, correggere i compiti… Quale il risultato di questa protesta? La conferma di essere dei fannulloni, dei lavoratori a metà. Per inciso i detrattori del nostro lavoro li inviterei a lavorare due mesi  in una classe di 26-30 alunni o studenti ,  alcuni dei quali certificati ( Bes o Dsa ) o aventi diritto al sostegno. Sicuramente il loro giudizio sulla nostra professione cambierà. Ma questo è un altro discorso. Allora quale strategia adottare per avere qualche possibilità di avere al nostro fianco l’opinione pubblica – l’ultima volta fu nel rinnovo contrattuale 1988-1990 e fu un successo – che costringa il governo a investire nel futuro? Chiediamo contestualmente all’aggiornamento della parte giuridica,  quanto il governo è disposto ad investire economicamente sul merito. Sicuramente il governo risponderà che la legge di Stabilità del governo Letta impedisce qualunque iniziativa concreta e quindi tutto sarà rimandato al nuovo anno, dopo l’approvazione della nuova legge finanziaria ( ex). Risposta: non se ne fa nulla!!! Presentate un Decreto legge che superi  immediatamente  la legislazione vigente e indichi precisamente il riconoscimento economico del merito.  Non ci fidiamo di un Amministrazione che anche recentemente  si è dimostrata poco  corretta nel rapporto con i suoi dipendenti. L’esempio è la decurtazione del 50% a febbraio – quindi a metà anno e  generalmente con un impegno espletato  già abbondantemente superiore   alle previsioni di settembre –  dei compensi alle Figure Strumentali e il taglio significativo alle ore progettuali. A questo punto la  discussione  contrattuale o sul provvedimento legislativo che bypassi il confronto con i sindacati diventerà aspra, dura e pubblica, grazie anche alla probabile  attenzione nelle prime pagine dei giornali e in generale dei massmedia.  Solo in questo “contesto di sovraesposizone mediatica”  abbiamo la possibilità di argomentare la nostra posizione ( i nuovi impegni con ricaduta sul futuro dei nostri figli necessitano di un riconoscimento economico ), esprimere le nostre  diffidenze verso l’Amministrazione e comunicare al Paese che solo insegnanti preparati  valutati, e motivati economicamente ( non meno di 400€ mensili netti )   possono migliorare  la qualità della nostra scuola.  Solo in questo modo potremo ottenere ( lo spero ) un sostegno dell’opinione pubblica. Diversamente le nostre proteste e discussioni  saranno rinchiuse in ambienti ristretti con nessuna risonanza mediatica e quindi con un effetto concreto uguale a zero.