La famiglia è considerata la cellula della società, dalla quale dipende in buona parte la formazione dell’uomo del domani. L’affermazione può sembrare azzardata, ma se si considera la giornata di un bambino e di un ragazzo, è possibile quantificare in 6-8 ore il tempo medio di “esposizione educativa” diretta o indiretta del giovane verso la famiglia. Ora questo ambiente o riferimento, ha perso la sua valenza educativa(ovviamente con tutte le sfumature grigie che caratterizza tante espressioni della nostra esistenza). Ecco quindi spiegato il termine sfamiglia, con il quale P. Crepet ha inteso intitolare questo suo lavoro. I motivi sono diversi ( sociali, economici,valoriali…) divenendo nella loro interazione una rete complessa che impedisce stabilire quali siano le cause prime dello sfaldamento educativo della famiglia. P. Crepet, comunque, ha le idee molto chiare, sulla causa prima di questo deragliamento: la subaltenità dei genitori nei confronto dei figli. In altre parole, sono questi ultimi a dettare le regole, i tempi della famiglia, condizionando decisioni quali ad esempio dove andare in vacanza. Scrive P. Crepet se “due genitori decidono di trascorrere una vacanza in montagna e i figli non sono d’accordo, perché vogliono trascorrerle al mare, prevale la decisione di questi ultimi” ( pag. 63 ). Questa mancanza di regole decise e imposte dall’autorità genitoriale, favoriscono un senso di onnipotenza nel ragazzo, non formandolo alla “pedagogia del limite”” che pervade tutta l’esistenza umana. Pertanto, quando alcune circostanze come un voto negativo a scuola, un anno scolastico che ” gira male”, una delusione affettiva, intercettano il vissuto di questo ragazzo, allora la sua incapacità di gestire i limiti, lo porta a rifugiarsi nelle droghe o a fuggire con una decisione radicale dalla vita. In questo spesso sono responsabili anche i genitori che per una mancanza di fiducia nel proprio figlio, pensano di frapporsi tra lui e la realtà, dimenticando che le sconfitte, le amarezze della vita aiutano a crescere, a diventare responsabile della propria esistenza ( Capitolo ” Boh”) Il lavoro si presenta come un dizionario pedagogico, dove ogni termine rimanda ad una situazione educativa. Se ne consiglia la lettura a tutti coloro che sono coinvolti nel difficile compito di educare alla vita i nostri ragazzi.