Il profilo dei bambini dipende molto dalla famiglia (Galimberti, Crepet)

DiGianfranco

30 Maggio 2022

 

Il profilo dei bambini l’impriting della famiglia. Ne sono convinti U. Galimberti  e P. Crepet. Secondo quest’ultimo occorre che gli adulti ripensino al modo di educare. Gli erroti da evitare

Il profilo dei bambini, il ruolo determinante della famiglia (U. Galimberti)

Il profilo dei bambini. Indubbiamente la famiglia svolge un ruolo importante. Da diverso tempo U. Galimberti, studia la realtà fuori di noi (filosofo). Contemporaneamente analizza la psiche, il dentro soprattutto giovanile ( psicoterapeuta). Secondo lo studioso nei primi  sei anni si formano le mappe cognitive ed emotive. Le prime riguardano il modo di conoscere, le seconde invece coinvolgono il sentire il mondo, fatto di persone, relazioni… L’identità dei bambini, quindi si costruisce con i mattoni forniti dai genitori. U. Galimberti sostiene che alla nascita non possediamo nessuna bussola per stare nel mondo. “Se nei primi tre anni di vita i bambini non sono seguiti, accuditi, ascoltati allora ci si trova di fronte ad un misconoscimento che crea in loro la sensazione di non essere interessanti, di non valere niente.  Crescono così senza una formazione delle mappe cognitive, rimanendo a un livello d’impulso. Gli impulsi sono fisiologici, biologici, naturali. Il passo successivo dovrebbe essere di passare dagli impulsi alle emozioni ovvero a una forma più emancipata rispetto all’impulso.L’impulso conosce il gesto, l’emozione conosce la risonanza emotiva di quello che si compie e di quello che si vede. Poi si arriva al sentimento che è una forma evoluta, perché non solo è una faccenda emotiva, ma anche cognitiva.Il sentimento si apprende.

La conferma di P. Crepet

Da diverso tempo P. Crepet evidenzia il disastro educativo dei genitori, ripetendo gli stessi temi proposti da U. Galimberti. “Stiamo assistendo ad un fallimento del ruolo genitoriale di massa che indirettamente grava sulla salute mentale dei figli. Se mancano i punti  di riferimento i figli cresceranno senza una direzione e ci sarà chi compenserà e chi devierà.
Purtroppo siamo di fronte in molti casi a genitori adulescenti. M. Ammaniti (2016) sinteticamente li definisce come degli eterni Peter Pan che faticano a diventare adulti. In alcuni casi essi diventano un impedimento di crescita per loro stessi. In questo caso diventa difficile che i figli possano diventare pscologicamente degli adulti.
Tornando a P. Crepet, egli indica alcune soluzioni per emanciparsi da questo ruolo paritetico con i figli. Riporto alcuni passaggi. Gli altri li lascio alla curiosità del lettore.
I bambini hanno bisogno del legame, del confronto con il genitore, delle relazioni sociali, dell´attività fisica, di esprimersi da un punto di vista psicologico e fisico sentendosi contenuti da un adulto in grado di fargli da guida, di dargli la mano quando serve e di dirgli “vai ce la puoi fare da solo” quando necessario.
Hanno bisogno di chi non fa da paracadute solo per un egoismo personale, perché si fa prima, perché è meno faticoso, perché non si ha voglia di discutere con il figlio senza capire che se lo si cresce con la consapevolezza che avrà sempre e comunque un paracadute non spiegherà mai le sue ali.
Hanno bisogno di litigare e di fare pace, di capire i propri limiti, il senso dell´amicizia che non è essere amici suoi social o mandarsi i cuoricini su WhatsApp, le distanze, l´empatia e il rispetto.
Inoltre ci si deve ricordare che “in motu vita est”, la vita è movimento. La staticità spegne, blocca e porta ad una morte psichica”.