Contratto pubblico impiego. Difficile il suo adeguamento. Sarà mancetta!

DiGianfranco

2 Ottobre 2023

Contratto pubblico impiego
Contratto pubblico impiego. Ardua l’impresa di adeguarlo al tasso d’inflazione programmato (D.lvo 29/93). Mancano le risorse. Da qui la mancetta.

Contratto pubblico impiego. Prospettive nerissime

Contratto pubblico impiego. Sarà difficile centrare l’obiettivo minimale dell’adeguamento al tasso d’inflazione programmato che caratterizza i patti contrattuali da trent’anni. Il  D.lvo29/93, solo formalmente abrogato, regola le risorse messe a disposizione dalle leggi di Bilancio. Per la scuola le quote aggiuntive al tasso d’inflazione programmato sono il risultato di altri provvedimenti (ad esempio i 300 milioni)
Per il contratto del pubblico impiego 2022-24 (quindi anche per la scuola) le prospettive sono nerissime.
Le risorse sono risicate. La metà di quelle ipotizzate qualche mese fa, sono state bruciate dal rialzo dei tassi d’interesse operati dalla Banca Centrale Europea. A disposizione resta poco. Da qui si comprende il motivo di presentare una legge di Bilancio in deficit (15,7 miliardi di euro).

Sarà una mancetta…

Dalla lettura dei quotidiani pare che saranno destinati per i contratti e adeguamento delle pensioni all’inflazione 3,5-4 miliardi. Tenendo presente che il pubblico impiego è composto da quattro comparti (Funzioni centrali, locali, Istruzione/Merito della Ricerca e Sanità), i docenti percepiranno solo 30 € medi lordi. Poco più di quelli ipotizzati da M. Pacifico (Anief).
Se questa sarà la cifra, risulterà inferiore al tasso di inflazione programmato (7,1% 2022, 5,9% 2023). Scrivevo qualche giorno fa: “allora potremo affermare con certezza che la contrattazione sarà un ricordo. Si affermerà il criterio di premiare con poche risorse le novità (ad esempio insegnante tutor, orientatore…)